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sabato 12 Luglio 2025

Educa i bambini, e non servirà punire gli adulti

Già nell’antichità Pitagora affermava: “Educa i bambini e non sarà necessario punire gli adulti”. Sempre più genitori temono di rimproverare i figli: un errore che costa caro alla società. In un mondo in cui l’autorità genitoriale sembra essere diventata un tabù, molti adulti evitano di correggere i propri figli per paura di danneggiarli, traumatizzarli o semplicemente essere percepiti come “cattivi genitori”.

Che cosa succede quando l’educazione lascia spazio al permissivismo? La risposta è sotto gli occhi di tutti: adulti incapaci di gestire frustrazioni, rispettare regole e vivere in comunità. Una lezione ancora attualissima. Rimproverare un figlio non significa aggredirlo verbalmente, né umiliarlo. Significa indicargli un confine, aiutarlo a comprendere che le azioni hanno conseguenze. I bambini che crescono senza limiti precisi, privati del confronto con l’autorità, faticano poi a inserirsi negli ambienti scolastici, lavorativi e sociali. Dire “no” con amore e coerenza è uno dei gesti più importanti che un genitore possa fare. Significa costruire una base solida su cui il bambino può poggiarsi, imparando il rispetto e il senso di responsabilità. Il problema, oggi, non è solo l’eccessiva tolleranza, ma il timore profondo che hanno molti genitori di non essere “abbastanza buoni”. Alcuni temono di essere giudicati dagli altri, di deludere i figli, di essere troppo duri. Questo li porta spesso ad assumere un ruolo amichevole più che educativo. I bambini non hanno bisogno di amici: hanno bisogno di guide.

Di adulti che li amino abbastanza da porre limiti, spiegare, richiamare, contenere. Educare non è punire, è costruire il futuro. Educare richiede fermezza, pazienza e coerenza. Richiede la forza di essere impopolari nel breve termine, per il bene a lungo termine. Un bambino che impara a rispettare le regole e gli altri sarà un adulto in grado di contribuire a una società più civile, empatica e responsabile.

E quando i genitori rinunciano a questo ruolo, è spesso la scuola, la giustizia o la società intera a dover intervenire. Troppo tardi, e spesso con conseguenze più dure.

L’educazione non è mai un atto neutro. Ogni scelta – anche quella di non intervenire – ha un impatto. Riprendere il coraggio di educare, di dire “no”, di correggere, è il primo passo per costruire un futuro in cui non ci sia bisogno di “punire” gli adulti, perché li avremo formati fin da piccoli.

©Claudio Di Gesù

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