“L’amore in questa città” di Salvo Palazzolo: “Basta ricordare le lapidi. Recuperiamo le parole dei nostri morti”
A Palermo, presso i “Cantieri Culturali alla Zisa”, sotto un tendone bianco che lasciava filtrare il sole del primo caldo estivo, si è svolta sabato 7 giugno la presentazione del nuovo libro di Salvo Palazzolo, “L’amore in questa città”, edito da Rizzoli.
Un romanzo-inchiesta che porta alla luce una storia rimossa: quella di Maria Concetta Zerilli, “Cetti”, una studentessa uccisa all’interno dell’Università di Palermo nel 1935. L’evento si è svolto allo “Spazio Bianco” nell’ambito di “Una Marina di Libri”, il festival dell’editoria indipendente, giunto alla sedicesima edizione. Insieme all’autore erano presenti Isidoro Farina e Gaetano Savatteri. Il dialogo tra loro ha unito passato e presente, memoria e cronaca.
Chi è Salvo Palazzolo ?
Nato giornalista a L’Ora, Palazzolo scrive per Repubblica dal 1999. È inviato speciale e cronista di giudiziaria, noto per le sue inchieste sulla mafia e la corruzione. È finito sotto scorta nel 2025 per le sue indagini su boss scarcerati e nuovi traffici criminali. Ha raccontato anche i legami tra mafia e Chiesa, con articoli che hanno portato a scioglimenti di confraternite e interventi dell’arcivescovo di Palermo. Ha scritto diversi libri, da I pezzi mancanti a La cattura, fino a I fratelli Graviano. È autore anche per la televisione e il teatro. Il suo lavoro è stato premiato con diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Paolo Borsellino, il Premio Maria Grazia Cutuli e, nel 2025, il Premio Mario Francese. La sua testimonianza ha contribuito a riaprire indagini e processi, come quello sull’omicidio di Lia Pipitone.
La storia raccontata nel libro
Palazzolo racconta, in questo libro, una storia che per decenni non ha avuto voce: quella di una ragazza libera, sportiva, colta, che voleva vivere la sua vita fuori dagli schemi, e che è stata invece cancellata con tre colpi di pistola. Accanto a lei, un uomo in camicia nera. Tutto archiviato come omicidio-suicidio, sotto censura fascista. Nessun articolo, nessuna lapide. «Ho ritrovato le lettere sequestrate a Cetti Zerilli», dice Palazzolo. «Sono un racconto bellissimo di Palermo. Di una ragazza che voleva libertà, e il regime le ha tolto anche il nome.». Il libro è frutto di una lunga indagine tra archivi e testimonianze. Parte dalle denunce del padre di Cetti, che arrivò a presentare un esposto a Mussolini e finì in carcere. Passa per un cronista, Nino Marino, che non poté mai scriverne. E arriva ad Aurelio Bruno, decano dei giornalisti di nera, che vent’anni fa ne parlò per la prima volta con Palazzolo La storia sembrava scomparsa, ma oggi riaffiora grazie a documenti, lettere, atti giudiziari e un giudice istruttore che, all’epoca, provò invano a fare luce.
Durante la presentazione del libro “L’amore in questa città”, Palazzolo ha offerto non solo una narrazione, ma ha lanciato un monito, un’esortazione civile:
«Chi darà voce ai morti? Chi restituirà parola a chi fu ridotto al silenzio? Come possiamo raccontare questa terra senza le parole dei nostri morti? Parole smarrite, negate, sottratte. Le parole di Paolo Borsellino, scomparse con la sua agenda rossa. Le parole di Giovanni Falcone, spezzate in un’esplosione. Le parole di Peppino Impastato, disperse nei dieci sacchi di carte che non possediamo più. Le lapidi raccontano il passato – afferma – ma oggi vanno coperte con un lenzuolo. È tempo di recuperare le parole dei nostri morti che non hanno avuto voce, parole senza pace. È la verità che va restituita. Non bastano le intuizioni investigative: ciò che è stato detto, scritto, gridato e poi sepolto, deve tornare a vivere. Io non ritengo possibile un futuro per questa città senza quelle parole».
E poi il presente irrompe. La cronaca che si fa eco della storia: nel corso dell’intervento si è parlato anche di violenza di genere e della necessità di indagare l’origine dell’odio, come nei casi recenti che hanno scosso la Sicilia. Il giornalista ha ricordato Sara, ragazza che ha lottato contro lo stalking, e l’omicidio di Monreale, episodio emblematico di una rabbia giovanile senza voce.
Accanto a lui, Gaetano Savatteri offre una chiave di lettura potente: «La vicenda narrata da Salvo non è quella di una ragazza conforme alla figura femminile del 1935. Cetti Zerilli viaggiava, partecipava a gare sportive, cercava la propria strada. E per questo fu punita. Per il suo desiderio di emancipazione. Sarebbe uccisa anche oggi – dice Savatteri – non più dal regime, ma da un potere differente: un imprenditore, un amante potente…»
Con L’amore in questa città, Salvo Palazzolo non racconta solo un femminicidio dimenticato. Racconta il silenzio, la rimozione, il potere che nasconde. E ci invita a fare qualcosa di diverso dal solito ricordo: non fermarci alle lapidi, ma ascoltare davvero le voci che abbiamo sepolto.
©Dorotea Rizzo
Foto e Video ©Giorgio De Simone
