Emozionati applausi per la messa in scena dell’adattamento teatrale di Rita Stivale della novella di Luigi Pirandello dal titolo “Prima notte”, con l’attentissima e sapiente regia di Rosario Minardi, dal 9 al 11 maggio presso il prestigioso Teatro del Canovaccio di Catania.
In un’atmosfera altamente poetica ed evocativa, impreziosito da una splendida cornice scenica a firma Bernardo Perrone, le delicate ed appropriate musiche di Alessandro Cavalieri, gli adeguati costumi di Rosy Bellomia, le soffuse e romantiche luci di Simone Raimondo, l’aiuto regia di Rita Stivale, “Prima notte” è una novella dai toni angosciosi smorzati dall’ironia, spesso tagliente che si svolge in una sola giornata, del più grande drammaturgo italiano, Luigi Pirandello. Il suo stile unico, originale, realistico e attualissimo, rende ogni lavoro appassionante e stimolante: i suoi scritti sono perle di saggezza e moniti importanti di vita.
Marastella ha perso il padre e l’uomo amato durante un naufragio ed è costretta dalla madre Mamm’Antò a sposarsi con un uomo molto più vecchio di lei, Don Lisi Chirico, custode del cimitero. Quest’ultimo è rimasto vedovo e soffre molto per la perdita della sua Nunziata. Dopo un’avvilente e grottesca cerimonia nuziale, i novelli sposi si ritrovano a piangere sulle tombe delle persone amate.
Marastella, ragazza fragile ed emotiva, è interpretata con garbo, poesia e naturalezza da Stefania Micale.
La madre, Mamm’Antò, è vedova di Gaetano ed ha faticato tanto nella vita per poter consegnare un’umile dote alla figlia (quattro pezzi di questo e quattro di quello) e vuole vederla sistemata. Nel ruolo di Mamm’Antò ritroviamo l’esilarante, eccellente attrice Fiorenza Barbagallo capace, con la mimica facciale e i cambi repentini del tono della voce, di divertire e coinvolgere il numeroso pubblico.
Il sempre adeguato e disinvolto Concetto Venti, ben caratterizza l’esuberante Massaru Cola.
Nela, la risoluta, caparbia, pettegola, dominatrice sorella di Don Lisi Chirico, è egregiamente interpretata da Iolanda Fichera.
Cummari Rosa, composta amica di Marastella e Mamm’Antò, reca il volto e l’anima di Agata Raineri, sempre all’altezza dei personaggi che interpreta.
Molto emozionante il dialogo tra lei e Marastella dove spiega alla ragazza che non si può vivere con la mente ancorata al passato ma è saggio andare avanti scegliendo la strada che ci è più congeniale.
La benedizione dell’unione tra Don Lisi e Marastella spetta a Don Mattia che, tra un bicchierino di rosolio e l’altro, ben gestisce l’atmosfera, non proprio ottimista, della casa. Un disinvolto e divertente, Giovanni Zuccarello smorza i toni drammatici della vicenda regalandoci sorrisi ed entusiasmo.
Ed infine, un eccellente, profondo e toccante Saro Pizzuto è in scena Don Lisi Chirico, custode del cimitero e con abitazione accanto ad esso; la tal cosa non è accattivante per una giovane ragazza, pur rimanendo un buon partito da maritare.
La vicinanza al cimitero permette ai due neo sposi, durante la prima notte di nozze, di andare a piangere nelle rispettive tombe dei loro defunti amori: uno a destra, l’altra a sinistra, piangono e parlano del loro “lieto” evento con tutta la disperazione che una decisione dettata soltanto dalla convenienza, può dare.
Una commedia nel classico stile pirandelliano: una lama tagliente conficcata nelle coscienze di vili esseri umani, fantocci che vivono di apparenze e convenzioni sociali, che navigano nell’ipocrisia dell’avere più che dell’essere, la cui follia è il loro modus vivendi.
L’amore guardò il tempo e rise,
perché sapeva di non averne bisogno.
Finse di morire per un giorno,
e di rifiorire alla sera,
senza leggi da rispettare.
Si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva.
Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
il tempo moriva e lui restava
(L’amore e il tempo)
©Antonella Sturiale