Piazzale Ungheria, nel cuore del centro storico, è uno snodo cruciale della viabilità cittadina e uno specchio delle contraddizioni urbane di Palermo. Punto di transito strategico, ma anche simbolo di un uso informale e spesso incontrollato dello spazio pubblico.
Ogni giorno, decine di automobilisti si contendono i pochi stalli disponibili in una zona che, pur essendo centralissima e a vocazione turistica, soffre la mancanza cronica di parcheggi regolamentati. In questa situazione, la presenza dei parcheggiatori abusivi è diventata una costante. Operano indisturbati, con gesti rapidi e richieste di denaro esplicite ma non aggressive. Una prassi consolidata, che ha assunto i contorni di una consuetudine tollerata. “Solo per un caffè”, dicono, mentre indirizzano le manovre degli automobilisti. Le richieste di denaro, seppur non imposte con violenza, pongono interrogativi sul confine tra assistenza informale e racket diffuso.
La percezione è ambivalente: c’è chi parla di estorsione mascherata, chi di una forma di sopravvivenza ai margini della legalità. L’amministrazione comunale, nel corso degli anni, ha annunciato interventi di contrasto e campagne di sensibilizzazione. Tuttavia, controlli sporadici e un apparato sanzionatorio poco incisivo non sono bastati a modificare lo stato delle cose. Intanto, in piazza, tutto resta immutato: tra chi paga (doppiamente!), per “non avere problemi” e chi, al contrario, si rifiuta alimentando discussioni o tensioni. Il parcheggio di Piazzale Ungheria, così, diventa il simbolo di una città che fatica a far rispettare le regole nello spazio pubblico, peraltro gestito dall’Amat (l’Azienda dei trasporti urbani) e ben remunerato dai cittadini che, in qualche modo, vorrebbero avere un controllo permanente da parte della stessa Amat che incassa i pagamenti per la sosta (la prima ora 1,5 euro e per ogni ora o frazione successiva 1 euro).
Adesso è stato attivato in entrata e in uscita un rilevamento automatico della targa che consente l’apertura della sbarra sia in entrata sia in uscita (soltanto dopo avere pagato presso la cassa automatica, digitando anche il numero di targa). Ecco che così, anche la cassa automatica che è abilitata per consentire l’uscita dal parcheggio, è ben frequentata da solerti facilitatori dell’uso della stessa, da improvvisati personaggi che ripetutamente (spesso mentre stai compiendo il pagamento) chiedono qualcosa per mangiare o per acquistare penne Bic o accendini anche se la richiesta è fatta a persone che abitualmente non fumano. Un luogo dove il cittadino si trova spesso solo, tra necessità e compromessi quotidiani. Dove la linea tra legalità e tolleranza si fa sottile, e la normalità assume contorni sempre più sfocati.
©Claudio Di Gesù