Campofiorito: dal feudo Batticanni a Santo Stefano Reggio ad oggi

Giacomo De Playa, regio procuratore fiscale, dovette godere di notevole credito a Corte, se riuscì ad ottenere da Re Alfonso d’Aragona la concessione del feudo Batticani e il diritto di costruirvi una nuova città. In effetti, egli aveva fatto recuperare alla Corona molte terre usurpate, e su questo fece leva per ottenere il Privilegio, dato a Napoli il 20 ottobre 1452, che si rivelerà di notevole importanza per la futura nascita di Campofiorito. Attraverso un complesso giro di eredità, compravendite e successioni, il feudo Batticani passò al principe Stefano Reggio-Saladino, a cui fu concessa l’investitura il 5 dicembre 1698. Quando, però, dopo la metà del 700, suo nipote, il principe Stefano Reggio-Gravina, pensò di servirsi dello “jus aedificadi”” del 1452 per costruire su quelle terre un nuovo paese, dovette fare i conti con la ferrea opposizione dei notabili di Corleone e Bisacquino, che vedevano come il fumo negli occhi la nascita di un nuovo agglomerato urbano in concorrenza con i loro.

Vi fu anche una causa in Tribunale, durata quattro lunghi anni 1765-1768, che si concluse con un accordo: Reggio avrebbe potuto costruire il suo paese, pagando però un indennizzo alle due città vicine. Lo “jus aedificandi”, concesso da Alfonso d’Aragona tre secoli prima, quindi, consentì al principe dì avere la meglio, contro le stesse disposizioni giuridiche del tempo, che vietavano la costruzione di nuovi paesi che distassero meno di sette miglia da altri centri urbani.

Stefano Reggio-Gravina ebbe così via libera per realizzare l’ambizioso progetto di riunire sotto la sua proprietà il feudo Batticani e il feudo Scorciavacche, che aveva in mente di acquistare, per poterli sfruttare economicamente. La fondazione del nuovo centro abitato gli avrebbe consentito di avere la manodopera necessaria per coltivarli. Non a caso, già un anno prima dell’acquisto del feudo Scorciavacche, fece costruire il paese in posizione decentrata rispetto al feudo Batticani, ma perfettamente al centro dei due feudi.

Campofiorito, che in un primo momento il principe chiamò “Santo Stefano Reggio”, sorse, infatti, all’incrocio (nel “cruchi di strate”) tra la regia trazzera Palermo-Sciacca (l’attuale SS 188) e quella che collegava le masserie di Scorciavacche e Conteranieri. I lavori di costruzione ebbero inizio il 21 marzo 1768, primo giorno di primavera: una data probabilmente non casuale, che voleva avere un significato bene augurale. Le prime case, tutte di eguali dimensioni (metri 6.40 X 8.00), erano ad un piano, tranne quelle all’inizio del paese, ai due lati della trazzera, costruite a più piani, quasi a voler formare una sorta di porta d’ingresso ideale del paese, sottolineata dalla presenza di due grandi fontane. Nell’asse culminante con la collinetta del Calvario fu costruita la piccola chiesa di Santo Stefano, protettore del paese. All’altro ingresso del paese, l’uno di fronte all’altra, furono costruiti il Fondaco, che aveva la funzione di albergo-ristorante e la Conceria, con una serie di “salatori” per conciare le pelli. Il primo é andato completamente distrutto, della seconda rimangono solo poche tracce.

Per popolare il nuovo paese il principe emanò un bando, promettendo la concessione gratuita del terreno dove costruire la casa e il pagamento di lievi censi per gli appezzamenti di terreno concessi in enfiteusi. Dai paesi del circondario, allora, arrivò tanta gente, attratta dal miraggio della casa e del lavoro. Già nel 1798, Campofiorito contava 775 abitanti, fino ad arrivare – negli anni ’50 – a 2.500. Dopo le ondate migratorie degli anni ’60, però, gli abitanti si stabilizzarono ai 1700 di oggi.

Testimonianza della presenza del principe é la chiesa di Santo Stefano, che sorge in via Calvario. Al suo interno, oltre alla sua statua, sì trova quella di San Leoluca, a cui gli abitanti si rivolsero per essere protetti dal terremoto del ’68. Vi si conserva anche una lapide in marmo con iscrizioni latine, rinvenuta nel 1935, fatta incidere probabilmente dallo stesso Stefano Reggio. Esiste ancora la casa nobiliare, costruita sulla stessa via Calvario, ed una delle due fontane in pietra 0), recentemente restaurata. In via Mazzini, invece, c’è il lavatoio pubblico “Regina Elena”, costruito agli inizi del secolo per consentire alle donne .(non essendoci acqua nelle abitazioni) di avere un luogo dove lavare la biancheria. A monte del paese, lungo la strada che porta a monte Barracù, si notano ancora i resti del piccolo castello gesuitico di Scorciavacche.

Proprio il paesaggio circostante incontaminato, dominato da monte Barracù, insieme all’assetto urbanistico ordinato e rispettoso dell’ambiente, sono le risorse turistiche principali di Campofiorito, che può sicuramente avere un futuro nell’agriturismo.

Assolutamente da non perdere, comunque, é la festività della Madonna del Rosario e la fiera, che cadono il 10 ottobre. Di grande attrattiva la “Festa della Fava”’che si svolge il primo sabato di agosto; in maniera tradizionale in enormi pendoloni di rame col fuoco alimentato a legna vengono cucinati quintali di fave secche, che vengono offerte insieme all’ottimo vino locale, alle centinaia di turisti che accorrono da ogni luogo.


Sito web ufficiale del Comune: https://www.comune.campofiorito.pa.it