Mezzojuso: simbiosi di culture diverse

Mezzojuso è un piccolo comune adagiato sulle pendici orientali della rocca Busambra, inserito in un grandioso scenario naturale ai margini del bosco di Ficuzza.

Per il visitatore è un vero piacere perdersi nel budello di vie del centro storico e farsi incantare dal verde che circonda tutto l’abitato. Querceti, castagneti, uliveti z vigneti assumono qui una varietà di toni che raggiunge il culmine a maggio per le intense fioriture. E’ una storia antica quella di Mezzojuso, una vicenda che inizia con la fondazione del casale arabo “Manzil Yusuf” e che vedrà una svolta definitiva intorno alla metà del XV secolo, quando il territorio verrà ripopolato per effetto dell’esodo delle popolazioni balcaniche dopo l’avanzata turca. Gli Albanesi ottennero dal Viceré terre e possedimenti, riuscendo così a fondare diverse colonie. Anche se oggi in paese non si parla più la lingua madre, l’identità etnica è percepibile nella diversità liturgica dei due riti, quello latino e quello greco.

Il territorio è coltivato a seminativo e pascolo, seguiti per estensione da vigneti e uliveti. A valle, grazie alla abbondante presenza di acqua si coltivano anche ortaggi. La locale produzione di olio extravergine è molto apprezzata e costituisce una delle voci in attivo della produzione agricola. Segue la zootecnia, bovini, ovini e caprini vengono allevati in forma semibrada per la produzione di carne e latticini.

Tante sono le chiese del paese, tra queste la latina Matrice dell’Annunziata, del XVI secolo, nel cui interno si trovano statue lignee e tele di pregevole fattura. La greca Matrice di San Nicolo di Mira, le cui strutture attuali ad aula unica risalgono alla metà del XVII secolo, custodisce invece alcune preziose icone bizantine. Ma è la chiesa di Santa Maria di tutte le Grazie e l’annesso monastero basiliano che offrono al visitatore la più completa iconostasi della Sicilia e una ricchissima biblioteca con rari codici greci, miniature e pregevoli cinquecentine.

Anche a tavola non mancano le attrazioni: il tipico caciocavallo, la gustosa salsiccia preparata con aromi naturali, il pane di frumento e i dolci tipici.

Una delle tradizioni più care ai mezzojusani è “la festa dell’acqua battiata” e “a vulata d’à palumma”. Manifestazione che, il giorno dell’Epifania, rievoca il battesimo di Gesù e la discesa dello Spirito Santo sotto forma di colomba. Nel mese di marzo, in occasione della festa di San Giuseppe, si svolge la cosiddetta funzione del trapasso del santo. Nove lenti rintocchi di campana, il suono del tamburo e lo sparo dei mortaretti stanno appunto ad indicare il momento della morte del padre putativo di Gesù. Usanze intrise di grande suggestione che attestano l’importanza attribuita dalla cultura popolare a questo particolare evento. L’echeggiare per le vie del paese dei canti notturni, il “Mire Mbrèma” greco e il “Popule mee” latino, sono inoltre un costante invito alla preghiera e alla riflessione. Anche il Venerdì Santo le funzioni in chiesa vengono accompagnate coralmente con i toccanti “Sìmeron Kremàte” e con le “Lamentazioni”. Infine, saranno ancora una volta le melodie cantate e il profumo dell’incenso ad annunciare la resurrezione di Cristo.

Passando dal sacro al profano, fra le rappresentazioni di piazza una delle più singolari della Sicilia è sicuramente il “Mastro di campo” di Mezzojuso. Si tratta di una pantomima carnevalesca ottocentesca, una farsa teatrale con novanta attori spontanei in costume che per certi versi ricorda quella siciliana dell’opera di pupi.

Il protagonista è il “Mastro di campo”, un cavaliere mascherato che decide di attaccare un castello perché innamorato della regina. Prima della battaglia buffi “ingegneri” misurano la piazza con enormi compassi per decidere la strategia da adottare. Poi, avviene un po’ di tutto: dall’irruzione del “diavolo pecoraio” all’arrivo delle forze alleate con Giuseppe Garibaldi e i suoi “picciotti” in giubba rossa che si cimenteranno in un inverosimile scontro con le guardie saracene.

Costruito sui resti di un antico abitato di origine araba – Manzil Jusuf – Mezzojuso è circondato dai rilievi di Pizzo Marabito (m. 1178), Pizzo di Chasu (m. 1211), Cozzo Mole (m. 908) e Serre di Rullo (m. 962), Mezzojuso, centro di etnia Arbereshe, si erge alle pendici della collina della Brinja, sul declivio orientale di Rocca Busambra. Per chi viene da Palermo, (41 km) alla cui provincia appartiene, il paese è raggiungibile dallo scorrimento veloce in direzione Agrigento, bivio Mezzojuso. Dista invece 91 km da Agrigento, 94 km da Caltanissetta, 201 km da Catania, 113 km da Enna, 261 km da Messina.

Da visitare sono le preziose Iconastasi conservate presso la Matrice Greca e la chiesa di Santa Maria delle Grazie con l’annesso Monastero Basiliano, sede di un importante laboratorio di restauro del Libro Antico, e la biblioteca dove si custodiscono pregiati codici greci ed antiche cinquecentine.

Diverse opere d’arte si trovano nella Matrice Latina: una scultura del Crocifisso, in legno policromo di ignoto scultore siciliano del 1693 e due dipinti settecenteschi, due grandi tele raffiguranti la Comunione di Santa Rosalia, la Vergine che appare a San Domenico e l’Annunciazione; pregevole, inoltre, la suppellettile sacra.

Degno di nota è il Castello Corvino, antica costruzione fortificata del XVI secolo, spesso sede di mostre e manifestazioni locali. Data la sua interessante collocazione geografica, da Mezzojuso è possibile inoltre effettuare numerose escursioni verso il Bosco della Ficuzza, Pizzo Zingaro, la Cerasa, Acqua di Genco, ma anche nel vicino Bosco di Pizzo Lacca, definito, insieme a quello di Ficuzza, l’ultimo bosco di Sicilia per ricchezza faunistica e botanica.

Gli amanti della buona cucina potranno inoltre trovare prodotti agricoli e caseari realizzati ancora oggi secondo i metodi tradizionali ed una ricca produzione dolciaria. Ricco il calendario di eventi e manifestazioni durante l’anno, in special modo in occasione della Pasqua e delle altre importanti festività religiose.


Sito web ufficiale del Comune: https://comune.mezzojuso.pa.it