Valledolmo: tra feudo e tradizione

La ridente cittadina si estende nell’accogliente vallata che va dal pizzo Sampieri e dal monte Campanaro si allunga fino alla montagna di Cammarata.

Il nome deriva da un imponente olmo che si ergeva nei pressi di un’ antica fattoria feudale, primitivo nucleo del paesino. L’altro nome di Valledolmo, Castel Normanno deriva probabilmente da un passato insediamento arabo o cristiano; in seguito si cominciò a chiamare Valle dell’Olmo tutta la vallata di proprietà dell’autorevole famiglia degli Sclafani, il complesso, però ottenne la licentia populandi solo nel 1650. Valledolmo a quel tempo aveva cambiato numerosi padroni, e nel 1636 era passata nelle mani del cavalier Antonio Cicala, che si era adoperato per far estendere progressivamente il feudo originario.

Proprio per opera del barone Cicala vennero costruiti, infatti, alcuni edifici che conferirono una certa identità al paese, tra cui case, un forno pubblico, un mulino ed una chiesa. E, come ci attesta il professor Orazio Granata, documento inequivocabile della realizzazione benefica del fondatore non ufficiale di Castel Normanno o Valle dell’Olmo rimane ancora oggi la campana di bronzo di un centinaio di chili che squilla, con voce argentina, ora a festa ora a mortorio, dall’alto campanile affacciato sulla piazza. Sull’orlo di questa campana sta chiaramente scolpito il nome di D. Antonio Cicala, barone di Valle dell’Olmo.

In quella stessa piazza dove, per secoli, sfidava venti e tempeste l’olmo gigantesco, che riempiva di meraviglia gli occhi e l’animo di viandanti e avventori della storica valle. Ma, ahimè, l’ingrata storia non riconobbe mai al barone Cicala il titolo di fondatore del paese. La sua opera fu portata avanti dal nipote Giuseppe Cutelli.

Il centro si è sviluppalo nel corso dei secoli specialmente nel settore agricolo.

Tra i prodotti principali c’è il grano duro, che costituisce una delle basi dell’economia valledolmese. Un posto particolare è occupato dalla produzione vitivinicola. La succulenta uva che fornisce la materia prima per la produzione del vino della cantina sociale Castellucci-Miano cresce abbondante nelle omonime contrade.

Le contrade Castellucci-Miano, insieme alla rinomata Regaleali oggi fanno parte della Contea di Sclafani, una zona D.O.C.

Un’altro prodotto di vitale importanza per il complesso produttivo è il cosiddetto “pomodoro siccagno”, per salsa e pelati, utilizzato da numerose cooperative locali, alcune ancora a conduzione familiare. Merita un cenno anche il commercio di carni bovine e soprattutto suine. Valledolmo è attualmente uno dei centri più interessanti e ricchi di patrimonio Artistico dell’entroterra palermitano. Nella piazza principale del paese è collocato il monumento bronzeo ai caduti dello scultore Antonio Ugo.

Ma la prima tappa per i visitatore saranno la cappella e la chiesa della Madonna del Buon Pensiero (adesso delle Anime Sante).
La cappella fu costruita dal barone Don Antonio Cicala e la chiesa fu continuata dal nipote Giuseppe Cutelli e dedicata alla Madonna del Buon Pensiero. La chiesa del XVI secolo è un prolungamento dall’antica fattoria feudale, fu consacrata alla Madonna, di cui rimane una statuetta collocata nella sacrestia, in stile corinzio-romano, possiede una sola navata. In essa si trovano i mausolei della Duchessa di Catalogna Anna Summaniata, prima moglie del Conte Giuseppe Mario Cutelli e l’altro del Conte Antonio Cutelli.

La Chiesa Madre, dedicata all’Immacolata Concezione, fu invece costruita a partire dal 1743 per accogliere un numero sempre maggiore di fedeli. Il progetto della chiesa risale all’ingegner Giuseppe Caldera, anche se un ultimo ritocco fu aggiunto dall’architetto Marvuglia. Nel tempio sono custoditi e venerati il quadro della Vergine e la statua i legno di Sant’Antonio da Padova, protettore del paese. Da ricordare, inoltre la chiesa Nuova o dì Maria. Della Purità, costruita a partire dal 1845 a tre navate in stile romanico-baroccheggiante, in cui si trova il grandioso e artistico Crocifisso della scuola del Civiletti, e il Calvario, un edificio di culto risalente alla seconda metà del 1800 e ultimato nel 1889. La chiesetta del Calvario, che custodisce al suo interno una statua dell’Addolorata col Cristo morto sulle ginocchia posto sull’altare maggiore, è aperta al pubblico due volte l’anno, il Venerdì Santo e il 3 maggio. In quel giorno i fedeli, che vi si recano in pellegrinaggio per celebrare la festa della Santa Croce, offrono ex-voto di pane dalle forme particolari e curiose: piedi, mani, gambe…

Il 18 agosto di ogni anno c’è I’Agosto valledolmese e la festa di Sant’Antonio da Padova patrono del paese. La festa si svolge sotto il patrocinio del Comune da tempo immemorabile con manifestazioni che si protraggono durante tutto il mese di agosto; alla festa patronale è stata sempre assegnata particolare attenzione da parte dell’Amministrazione locale per il sentimento di devozione che lega i cittadini alla stessa. Ai solenni riti religiosi si sono sempre affiancati occasioni dì svago con spettacoli vari a favore della cittadinanza e degli emigrati rientrati dall’estero per l’occasione. Notevole importanza rivestono per i Valledolmesi le varie sagre che si svolgono annualmente in paese. Queste, costituiscono, occasione di scambio culturale ed economico con i paesi vicini ed offrono, altresì, momenti di aggregazione e socializzazione e di sano impiego del tempo libero per quanti sono impegnati nell’organizzazione, svolgimento e riuscita delle stesse.

In quest’ottica a Valledolmo si svolgono annualmente: la sagra della spiga, la sagra del pomodoro, la sagra dell’uva, nonché infine la sagra della ricotta e dei formaggi, prodotti questi, che hanno notevole rilevanza per l’economia locale e che costituiscono una delle voci di formazione del reddito dei lavoratori del settore.

Il Carnevale valledolmese prevede una sfilata di carri allegorici e gruppi in maschera (ultima domenica dì carnevale e martedì successivo).

A marzo invece cade la festa de “I Virgineddi” di San Giuseppe: ogni anno i fedeli che intendono ringraziare il Santo per qualche grazia ricevuta, invitano bambini ed anziani “I Vìrgineddi” ad una mensa ricca di cibi e variamente adornata: le tavolate possono essere visitate nei giorni precedenti e la mattina della festa. Caratteristico il pane di San Giuseppe, che adorna le tavolate, lavorato artisticamente in tante forme dalle bravissime massaie del luogo.

Nella giornata della Santa Pasqua lungo la via Cadorna si svolge il tradizionale “Incontro”. A mezzogiorno, al terzo squillo di tromba, i simulacri dell’Addolorata e del Cristo Risorto, portati a spalla, si muovono di corsa l’uno verso l’altro. Giunti a poca distanza viene fatto cadere il velo nero all’Addolorata che nello stesso tempo tende le braccia per stringere in un dolce abbraccio il Cristo.

Nel campo delle attività culturali, in particolar modo nel campo delle arti figurative, a Valledolmo sin dal 1987 sì tengono, con cadenza annuale, il concorso di pittura estemporanea ed il concorso fotografico. Detti concorsi sin dal 1992 sono stati istituzionalizzati con delibera del Consiglio Comunale. Le suddette attività hanno contribuito in maniera notevole ad avvicinare anche il “profano” alle arti figurative e ad affinare il senso estetico-artistico dei Valledolmesi tutti e, non ultimo, ad arricchire il patrimonio del Comune con le opere pittoriche dei concorrenti e della documentazione fotografica su Valledolmo ed i Valledolmesi. Da alcuni anni inoltre si svolge una sfilata di cavalli con concorso a premi per le diverse categorie e razze alla quale prendono parte concorrenti di diverse province. Ciò ha contribuito a rilanciare l’allevamento del cavallo e l’ecologico hobby delle gite a cavallo.


Sito web ufficiale del Comune: https://www.comune.valledolmo.pa.it