Diverse strade conducono da Palermo facilmente a Borgetto, tra le più praticate ricordiamo l’autostrada A29 Palermo-Trapani uscita Partinico, dista dallo svincolo circa 5 Km, oppure proseguendo per Corso Calatafimi attraverso la SS 186 Palermo-Monreale Pioppo-Giacalone si giunge a Borgetto dopo circa 24 Km; infine anche proseguendo pervia Leonardo Da Vinci ed immettendosi nella SP1 Palermo-Montelepre via Bellolampo si giunge in paese dopo circa 27 Km.
A parte la leggenda che vuole la nascita di Borgetto simile a quella dell’antica Roma secondo quello che fu definito il cosiddetto “Ratto delle Sabine”, la prima notizia certa del paese viene da un documento del 1294, che ci fa conoscere il nome del suo primo signore feudale: Simone d’Escolo.
Nel 1337 il feudo passò in eredità a Margherita d’Escolo, moglie di Federico d’Antiochia Fellone, che circa 14 anni dopo, nel 1351, mise all’asta il centro abitato. Se l’aggiudicò Margherita De Blando, che lo donò all’Abate di San Martino delle Scale, a condizione che vi fondasse un monastero. Sorse, così, nel 1360, il monastero di santa Maria delle Ciambre
Nel 1410 diventarono eredi universali dell’intero feudo di Borgetto, passato ad Andrea Guardabaxo, i frati di quel monastero, ma anche stavolta la condizione fu quella che vi costruissero un altro complesso monastico, in contrada Carrubella.
Ed effettivamente – tre anni dopo -venne eretto il monastero della Madonna del SS. Romitello.
Quale l’origine del nome del paese? Probabilmente, sostiene Andrea Salomone, Borgetto deriva dall’etimo arabo “burg” o da quello greco “burgos”, cioè torre-castello. Ciò è avvalorato anche dallo stemma municipale, rappresentato da un leone e da una torre.
Un personaggio che dà lustro al piccolo centro è Salvatore Salomone Marino, nato proprio a Borgetto nei 1847, e morto sempre in paese nel 1916. Demopsicologo e poeta molto legato al mondo contadino, resta famoso per la sua pubblicazione “La baronessa di Carini”.
Altri personaggi famosi sono lo scultore e cesellatore Giuseppe Fortunato Pirrone, il pretore e presidente della Suprema corte di Giustizia Santi Migliore (1780-1854), che fu anche presidente dei dazi indiretti e questore di Palermo (1849).
Un illustre personaggio, che ha vissuto nell’Abazia di S. Maria delle Ciambre , in territorio di Borgetto (Romitello), è il poeta e scrittore Teofilo Folengo, nato a Campese (Vicenza) nel 1491. Allievo del Pomponazzi, si fece frate benedettino nel convento di Sant’ Eufemia a Brescia nel 1509, per passare poi nel convento di S. Benedetto Mantovano e in quello di S. Giustina a Padova. Nel 1537, su invito del viceré ferrante Gonzaga, venne in Sicilia, a San Martino delle Scale e nell’Abazia di S. Maria delle Ciambre, in territorio di Borgetto (Romitello) con la carica di priore.
Qui compose “L’atto della Pinta”, una sacra rappresentazione per la chiesa di S. Maria della Pinta a Palermo, e il poema in terza rima “La Palermitana”, ispirandosi ad episodi della storia sacra, dalla creazione del mondo all’avvento del Redentore.
Cominciò anche l'”Hageomachia”, dove narra la vita dei Santi Martiri, che poi rimase incompleta. La fama del Folengo resta legata soprattutto all’invenzione del latino macheronico, in cui traveste la lingua latina, il volgare italiano e il dialetto mantovano, facendone strumento di parodia del classicismo contemporaneo.
Il suo capolavoro comunque resta “Le Macheronee”. Durante la sua vita di intellettuale si attirò le ire della Chiesa, di fatti, Teofilo Folengo s’impegnò duramente in battaglie contro le corruzioni ecclesiastiche e in favore della riforma dei costumi.
Il più importante monumento del paese è il santuario della Madonna del SS. Romitello, fondato per onorare la memoria di fra’ Giuliano Majali, un eremita che visse a lungo in quel luogo e che fu anche ambasciatore e diplomatico per conto di Papi e di Re. Opera sua è il quadro della Vergine affranta dal dolore, col figlio morto sulle ginocchio. Il Santuario è oggi meta di pellegrinaggio da ogni parte dell’isola.
Da visitare anche la chiesa Madre del XVIII secolo, col suo campanile in stile barocco, che risale al 1762, il bassorilievo in marmo bianco, raffigurante Santa Maria Maddalena, attribuito al Gagini, e un’acquasantiera in bronzo, divisa in quattro pannelli, collocata sopra un’acquasantiera in marmo grigio, opera del Pirrone.
Da non perdere nemmeno la visita alla chiesa di Sant’Antionio da Padova e alle chiese della Madonna di Loreto , di S. Nicolò di Bari, della Provvidenza, e al SS. Salvatore dei Padri Passionisti.
Una tradizione a cui Borgetto è molto legato sono le “cene di San Giuseppe”, che cadono ogni anno il 18-19 marzo. Sono organizzate da privati cittadini “per grazia ricevuta”a seguito di una “promisione”. Ogni famiglia che organizza “la cena” destina a tale scopo una stanza della propria casa, addobbandola con drappi bianchi, dove viene realizzato un altare e vengono esposti pani di varie forme e tante altre pietanze da offrire a tre bambini poveri.
Da una casa del 1600, forse la più antica del paese, parte una processione, che si snoda per le vie della cittadina, col caratteristico asinello tirato da San Giuseppe, con la Madonna e il Bambino. Tanto è sentita la festa, che emigrati di Borgetto in America ne organizzano una simile nel quartiere “Astoria” di New York. Nella manifestazione, voluta e curata dall’Amministrazione Comunale e dalla Pro-Loco, si combinano fede, tradizione, cultura e folklore, che rendono affascinante il contesto.
Una delle manifestazioni tipiche popolari di Borgetto era la “Sagra ri Virgineddi”. Le origini di tale usanza si perdono nel tempo senza nessun riferimento o strumento storico che ne attesti il principio o per lo meno tracce di tale usanza popolare, per altro comune a tanti altri paesi con delle differenziazioni da luogo a luogo.
A Borgetto, secondo ancora quanto viene tramandato dalla voce popolare dei più anziani, pare che tale usanza fosse solamente in onore della Madonna, ma su questo non c’è certezza assoluta. I “Virgineddi” si facevano infatti solamente nel sabato, giorno della settimana dedicata alla Madonna. Consisteva in un piatto con fave, la pasta era di casa tutti i giorni, ed era preparata con farina impastata sopra ” i scannatura la forma della pasta era”i fagghiarini, una pasta a larghe falde che con un grosso coltello veniva tagliata a piccole fettuccie, dette volgarmente “tagghiarini”. I “Virgineddi” venivano cotti fuori, sulla strada, ovvero chi aveva promesso tale devozione alla Madonna di Romitello, li cuoceva al santuario stesso. I “Virgineddi” venivano distribuiti ai bambini poveri, ma all’occorrenza li mangiavano anche gli astanti e qualche piatto veniva mangiato per devozione da parenti e amici.
Sito web ufficiale del Comune: https://comune.borgetto.pa.it