Da alcune notizie orali provenienti da varie fonti e da alcuni indizi presenti nel territorio, sembra che il centro sia stato abitato in epoca preistorica.
Gli oggetti rinvenuti nel territorio oggi esposti nel Museo Minà Palumbo di Castelbuono e nel Museo Archeologico di Palermo risalgono al periodo “Eneolitico” cioè a quel periodo che indica gli aspetti culturali delle genti preistoriche già in possesso dei metalli: il rame per le armi e gli arnesi, l’oro per gli ornamenti.
Intorno al 550 a.C. i greci sicilioti si insediarono nelle Madonie e probabilmente il nome di Geraci deriva dal greco “Jerax” (avvoltoio). Già nel 241 a.C. Geraci era un fiorente Borgo.
La città subì la dominazione bizantina e poi normanna. Notizie certe si hanno dall’840, la data che indica la conquista saracena della Sicilia. Da Geraci gli arabi controllavano i Paesi e le valli che dal mare conducevano verso l’interno. Diventò così uno dei più importanti avamposti delle Madonie.
Sotto i normanni venne ceduta da Ruggero I a Serlone suo nipote divenendo Contea (1063). Durante la conquista normanna Geraci assume un importante ruolo strategico-militare e diventa uno dei capisaldi della nuova feudalità del “Regnum Siciliae”.
Pervenne, dopo alterne vicende ai Ventimiglia (1252) e divenne capitale della Contea, giungendo ad amministrare la giustizia e a coniare monete proprie. (secolo XIII – XVII). Uno Stato nello Stato. La potenza del casato fu tale che il suo signore venne nominato “Primo Conte d’Italia per la grazia di Dio e Marchese di Sicilia. Nel 1266 Geraci fu dominata dagli Angioini. Durante la guerra del vespro il Conte di Geraci guidò la rivolta del partito “svevo” contro Carlo D’Angiò. Nel 1430 Alfonzo D’Aragona diede ai Ventimiglia il “diritto di piena giurisdizione penale” e il “diritto di merum et mistum imperium”. Nel 1438 Geraci divenne Marchesato.
Quando Giovanni I Ventimiglia trasferì la capitale a Castelbuono (1419), Geraci continuò ad essere il centro politico ed economico dei Ventimiglia sino al definitivo declino che avvenne nel XVII secolo.
La grande mole del Castello dei Ventimiglia garantiva una valida difesa dagli attacchi esterni. Infatti è da lì che parte il primo nucleo abitativo. Il secondo insediamento si formò nei pressi della Torre di Engelmaro (Piazza S. Antonino). Resta inalterato l’antico impianto del tessuto urbano con strade strette, vicoli e cortili.
Geraci sorge a m. 1077 s.l.m. sulle Madonie al confine coi Nebrodi e dista da Palermo circa 120 km. La strada più panoramica attraversa Cefalù e Castelbuono (S.S. 286 e 113), mentre la più comoda è l’autostrada PA-CT fino allo svincolo di Tremonzelli e quindi la S.S. 120 per Castellana Sicula e Petralia Sottana.
Guida a Geraci Siculo
Bevaio della SS. Trinità, fatto costruire dal marchese Simone Ventimiglia. Lungo 20 metri con due fontane laterali a piramide in pietra da taglio con quattro orifici che riversano le acque in eleganti coppe di arenario per indi riversarle nella vasca centrale. Sulla facciata di ciascuna piramide vi è uno stemma con tre striscie orizzontali e tre stelle raffiguranti sicuramente le tre contee normanne. Sul muro della vasca centrale, dentro una cornice di gesso, c’è lo stemma del nobile casato dei Ventimiglia.
<Il Castello dei Ventimiglia in stile greco-bizantino, di cui oggi non restano che ruderi, fu in seguito ampliato dagli arabi di cui conserva una tipica finestra moresca. All’interno del perimetro murario si trova la cappella palatina dedicata a S.Anna. Fonti storiche ci dicono che sin dal 1240 custodiva la parte frontale del teschio di S.Anna che successivamente, nel 1454, du trasferita a Castelbuono. Ha elementi comuni con l’Eremo di S.Maria della Cava (periodo normanno 1090 circa). Custodisce la tela della Natività di Maria di Giuseppe Salerno (detto Lo Zoppo di Gangi). Ogni anno il 26 luglio e l’8 settembre si festeggiano le donne in attesa di parto e le donne già mamme che offrono ai fedeli intervenuti i “ceci” abbrustoliti che verranno buttati sui tetti delle case in occasione di temporali per scongiurare pericoli e danni.
Chiesa di S. Giacomo, si trova nei pressi del Castello. E’ ad una navata con due ampie cappelle laterali. In un pilastro si trova un affresco raffigurante S. Biagio benedicente databile al XIV seolo. Conserva la statua lignea di S. Giacomo attribuita ad ignoto scultore siciliano del XVI secolo; tela della conversione di S. Paolo e un crocifisso in legno di pioppo del 1300.
Chiesa Madre di S. Maria Maggiore, costruzione tardo medievale (seconda metà del XIV secolo) con facciata in conci di pietra e portale goticheggiante. Nella cripta è custodito un tesoro di arte sacra , in parte donato dai Ventimiglia. All’interno opere del Gagini.
<Chiesa di S. Stefano, è una delle più belle. Unico esempio di Chiesa a croce greca esistente nelle Madonie. Spicca il campanile conico a conci policromi. Conserva tele del santo di G. Salerno detto lo Zoppo di Gangi e la statua lignea del Santo con in mano i segni del martirio del XVI secolo.
Chiesa del Collegio di Maria, del 1738 con facciata in pietra marmorea. E’ ad una navata in stile barocco. Da segnalare una tela raffigurante la Madonna del Rosario e un Crocifisso ligneo del 600.
Chiesa di S. Giuliano, annessa al Monastero delle Benedettine ed è ad una navata. Esisteva prima del 1495 anno in cui cessò di essere parrocchia. Da segnalare una statua lignea raffigurante S. Lorenzo del 1492. S. Giovanni Evangelista (1764) e la tela di S. Benedetto (1834).
Chiesa di S. Maria La Porta, costruita nel 1496. E’ ad una navata a croce latina. Conserva un affresco bizantino raffigurante la madonna col bambino, una statua marmorea raffigurante la madonna della porta con il bambino attribuita a Domenico Gagini (1475), un polittico in marmo dipinto attribuito a Giuliano Mancino e Antonio Vanella (secolo XVI), un Crocifisso ligneo del XVII secolo attribuito alla scuola di Frate Umile Pintorno. Da segnalare il portale in marmo bianco di scuola gaginesca. (1496).
Chiesa di S. Bartolo, annessa all’ex Convento degli Agostiniani. Nel 1338 vi fu seppellito Francesco I Ventimiglia. Conserva la Statua lignea del santo patrono e un polittico del Gagini del XVI secolo.
Convento dei Padri Cappuccini: fatto costruire dal marchese di Geraci nel 1689. L’edificio si svolge a ferro di cavallo con al centro uno spazioso cortile. A sinistra c’è la chiesa settecentesca e a desta il refettorio con due affreschi settecenteschi raffiguranti l’ultima cena e la crocifissione. Al primo piano una miriade di piccole celle.
Interessanti sono le visite alla “falconiera” (mostra di rapaci vivi) sita in Largo Greco e al “museo di storia naturale” di Gaetano Parrivecchio sito in C.da S. Pieri. Su prenotazione è possibile assistere, tra i ruderi del castello, agli spettacoli dei falchi in simulazione di caccia. (Per informazioni e prenotazioni Tel. e fax 0921643607)
La natura
Scrigno della storia naturale delle Madonie, Geraci dispone di una risorsa naturale di inestimabile valore: le sorgenti di acqua oligominerali.
Il territorio di Geraci si presenta come un’isola appenninica in un contesto mediterraneo.
La foresta di agrifoglio, i boschi di faggio e le querce da sughero con i frassineti da cui si ricava la “manna”, alcune specie di orchidee selvatiche, gli ambienti umidi (alto valore scientifico), caratterizzano il patrimonio naturale e paesaggistico di Geraci.
Un vero e proprio archivio “botanico” di notevole valore scientifico all’interno del Parco delle Madonie.
Folk e Tradizioni
Si racconta che nel 1338 Francesco I Ventimiglia Conte di Geraci, assediato dal Re Pietro D’Aragona, per sfuggire ai propri nemici bendò il cavallo e dirigendosi verso il vicolo Mandolilla, lo spronò e si buttò nel precipizio. Da questo gesto nacque la poesia: Casteddu di Jraggi malidittu, rocca vistuta di sangu e di luttu.
Si racconta ancora che in C.da S. Giorgio, in una grotta, a custode della quale venne posta una vecchia, veniva conservato un immenso tesoro, trasportato continuamente da una mula zoppa. Ogni qualvolta un geracese si avvicina alla grotta, la vecchia come in un incantesimo, appariva filando la lana, facendo scappare precipitosamente l’avventuriero.
Tra le feste c’è quella del SS. Crocifisso (3 maggio). Da non perdere “A Carvaccata di Vistiamara” (ogni sette anni), e la “Giostra dei Ventimiglia” – agosto (rievocazione storica in costumi del XIV secolo). Da ricordare Maria SS. Annunziata (seconda domenica di luglio).
S. Giacomo (seconda domenica di agosto), e S. Bartolo (24 agosto- festa del Patrono). A proposito di questa festa: il 23 agosto mattina, il clero con la statua di S. Giacomo, confraternite, fedeli e banda musicale, dalla Chiesa Madre si recano nella Chiesa di S. Bartolomeo alla periferia del Paese. I due santi in processione vengono riportati nella Chiesa Madre. Il 24, giorno della festa, dopo la solenne celebrazione eucaristica, alla presenza delle autorità religiose, civili e militari, la banda musicale intrattiene il popolo nella Piazza principale del Paese. Nel tardo pomeriggio inizia la solenne processione: i santi, prima S. Bartolo e poi S. Giacomo, portati a spalla da giovani fedeli girano per le vie del Paese. Alla fine i due santi rientrano in Chiesa, posti ai due lati dell’altare. Resteranno sino al 24 settembre festa del ringraziamento. Questa volta, sempre in processione sarà S. Bartolo ad accompagnare S. Giacomo nella sua Chiesa al castello, mentre la Statua di S. Bartolo torna alla sua Chiesa alla periferia del Paese. La festa si conclude con spari di mortaretti e spettacolo musicale.
Geraci è Comune d’Europa gemellato con Nerpio (Spagna). Dalle tortuose e panoramiche strade delle Madonie, il Paese si presenta come una piccola roccaforte abbarbicata sopra una ripe scoscesa. Il suo impianto urbanistico è tipicamente medievale.
Sito web ufficiale del Comune: https://www.comune.geracisiculo.pa.it