Giardinello: suggestioni di quiete

Un tranquillo paesino dell’entroterra palermitano fuori dalle consuete mete turistiche, ma non per questo privo di richiami, suggestioni e connotazioni storiche interessanti. 

E’ uno di quei luoghi che, non appena visitati, si fissano nella memoria di quanti casualmente vi capitano; e non è per il vasto panorama, che vi si domina, e neanche per il sito ameno, ma per la indefinibile atmosfera di tranquillità, di quiete e d’incantamento.

L’abitato, modesto e luminoso, lambito dalle acque del torrente Margio, si distende con naturalezza, dominato dalla vetta del Montanello, sui dolci pendii delle aspre ‘rocche’, ove s’incontrano passi rupestri e balconate naturali protese sulla “Selva Parthenia”.

Ad arricchire il variegato e composito paesaggio è la presenza del suggestivo “eremo” della Mancusa (sec. XV) e delle numerose grotte naturali che rendono più affascinante e misterioso il luogo.

Ricco di sorgive, Giardinello estende il suo territorio per la maggior parte verso sud-est, per un migliaio di ettari fra valli profonde, pascoli, corsi d’acqua, colline e montagne che culminano nella possente vetta del Gibilmesi (m. 1152).

La natura alpestre si presenta talora folta di vegetazione, altre volte aspra, spoglia, scoscesa, ma sempre ricca di endemismi che si sono sviluppati nel corso dei millenni.

I mandorli, gli ulivi, i carrubi e le ginestre danno al paesaggio colori ed odori impareggiabili. Anche se oggi l’ambiente non è risparmiato dall’urbanizzazione selvaggia, il tutto appare con una scenografia accuratamente elaborata che evoca, con viva sensazione, un “giardino”, anzi un “giardinetto”, piacevole luogo ove fin dai tempi antichi gli uomini lasciarono i segni preziosi della loro presenza. Intatto appare il fascino della civiltà contadina, lo stile di vita dei secoli passati, la pace e la tranquillità di un ambiente raccolto e familiare.

Questo è quanto vi offre Giardinello: “… una dimensione di vita a misura d’uomo, poco contaminata dai ritmi frenetici del modernismo”. Il significato del nome della cittadina sembra appropriato a descrivere un luogo fertile, rigoglioso …e ciò risulta avvalorato da una fonte archivistica del XIV secolo (1329-30) che attribuisce il toponimo Jardinellus (forse dal francese antico jard, giardino) alla sorgente, oggi, denominata “sorgente Scorsone”, situata nel centro urbano.

Oggi, le acque di questa “fonte del Giardinello”, che scorgano sotto le “rocche”, alimentano il “lavatoio pubblico” e le fertili terre della fattoria dello Zucco, appartenente, nell’800, al Duca D’Aumale. Il toponimo, segnalando una valenza che riconduce ad un paesaggio fisico ed antropico ben determinato, è rimasto legato, in maniera inscindibile, all’esistenza del luogo e successivamente attribuito per esteso al territorio. Negli atti notarili del XV e XVI secolo sovvengono le forme “lu jardinellu”, Jardinelli, o Giardinetti, e il termine latino corrispondente viridariorum’. E’ solo alla fine del XIX secolo che il nome si stabilizza nell’odierno ‘Giardinello’. Nella pronuncia locale è jardinéddu con l’etnico iardinidarru.

La storia feudale di Giardinello comincia a dischiudersi a qualche squarcio di luce sotto il regno di Re Alfonso d’Aragona. A diradare la nebulosità delle fonti interviene in questo periodo la caratterizzazione geo-toponomastica del nuovo feudo che, nel prosieguo di tempo, si fregia di una ben distinta identità storico-culturale rispetto al contesto territoriale primordiale.

Dalla consultazione dei documenti di età federiciana disponibili, si comprende che ‘Giardinello’ costituiva, nel periodo arabo-normanno, una parte del più vasto territorio denominato “Munkyuleyb”. Ed è dunque evidente che, nell’alto medievo, la sua storia s’intreccia e rimane indistinta da quella dei sub-feudi di ‘Mandra di lu Mezzu’ e di ‘Munchilebi’, non rilevandosi, ad eccezione di alcuni riferimenti toponomastici, alcun elemento che possa ascriversi in modo precipuo all’odierno territorio. Sulla base di questa premessa, non si può dunque far a meno di esporre i fatti storici comuni ai tre feudi, e poi rievocare gli avvenimenti che, nei diversi periodi, hanno mutato il percorso storico della nostra cittadina.

Giardinello ha una storia ricca e intimamente legata alle vicende di uno dei più prestigiosi e potenti casati di Palermo nel XIII secolo. Il dominio del feudo deve intestarsi ad uno dei personaggi chiave del Vespro Siciliano, il nobile Ruggero Mastrangelo, protagonista e animatore della lotta senza quartiere ai francesi, ed anche – come orgogliosamente ha sostenuto M. Amari – uno dei fautori dell’indipendentismo e del nazionalismo siciliano.

Il “miles” Ruggero, uomo di forte personalità, affatto proclive all’asservimento quando in lui si risvegliavano gli aneliti di libertà, mal sopportava le intemperanze dei rivali francesi e consapevole della propria autorità, diviene il simbolo del riscatto del popolo siciliano avverso la tirannide.

Ma, vero suffraggio di fede religiosa e simbolo più appariscente del prestigio e della ricchezza di questa famiglia, che vuoi lasciare di sé imperitura memoria, è la fondazione del convento domenicano di S. Caterina del Cassaro, legato tradizionalmente, più che agli altri membri del casato, a Benvenuto, figlia di Ruggero. Il 23 settembre 1310, costei, già vedova di Guglielmo de Santa Fiore della nobile famiglia degli Aldobrandini, istituisce il monastero di donne e lo dota di tutto il patrimonio di famiglia. Pertanto, il territorio di Giardinello, aggregato al casale e fondaco trecentesco di Munchilebi, viene donato al monastero che lo amministra fino al primo trentennio del XV secolo.

Il 19 febbraio 1429, agli atti del notaio De Lippo, il monastero di S. Caterina concede il feudo in enfiteusi perpetua a Giovanni Ventimiglia, arcivescovo di Monreale, per l’annuo canone di 12 onze d’oro. Sotto l’egida dell’arcivescovato si verifica la notoria distinzione del territorio di Munchilebi nei sub-feudi Mandra di Mezzo, Giardinello. Non è da escludere che la ripartizione sia stata condizionata dalla costituzione del binomio chiusa-torre Ventimiglia, che operò una vera e propria suddivisione fisica in un territorio che, fino a quel momento, aveva mantenuto, dal punto di vista agricolo e economico-amministrativo, un carattere unitario.

Nell’ambito dei singoli fondi si assiste ad una vera e propria differenziazione delle attività produttive; se nel feudo di Montelepre il maggior reddito viene assicurato dalla gabella del fondaco, dall’oliveto, dalla chiusa e dal mulino; nelle due restanti contrade viene prevalentemente ricavato dalla pastorizia e dalle risorse boschive. Nell’anno 1511, il feudo di Jardinellus viene concesso in enfiteusi al nobile Vincenzo Platamone, per l’annuo canone di onze 28. Questo vi costruisce un mulino sul fiume Nocella. Nel prosieguo si avvicendano altre famiglie. Dagli Accascina (a.1557), Gianguercio (a. 1596), Lo Mellino (a. 1614), Del Castrone (a.1620), fino ai Barzellini che vi edificano sul scorcio del XVII secolo un piccolo villaggio e la chiesa dedicata a S. Anna. Nei Riveli del 1747 vi sono già attestati ben 48 case e 183 abitanti. Nel 1762 avviene l’investitura del feudo a Salvatore Valguarnera La Grua, principe di Niscemi. Nel prosieguo il titolo passa al figlio Corrado che, nel 1790, sposa Elisabetta Ruffo; quindi a Corrado Valguarnera Tommasi e infine a Giuseppe Valguarnera Favara, ultimo principe del Casato.

La storia civica di Giardinello è interessante e merita qualche cenno. E’ da ricordare soprattutto il contributo positivo dato alla nascita ed allo sviluppo del movimento contadino dei fasci siciliani (1892-94) che – in sintonia con gli ‘umori’ isolani – invitò il popolo giardinellese a battersi contro il ‘padronato’ per migliorare i contratti agrori.

I monumenti da visitare sono: la chiesa madre, dedicata a S. Anna (e poi a Gesù, Giuseppe e Maria) che sorge nei pressi del palazzo dei Niscemi, residenza baronale costruita sul finire del XVII secolo; la chiesa della Mercede, sorta agli inizi del secolo, per opera del capitano Di Miceli; il Café house, costruzione di origine incerta, ma, certamente databile nell’800, ad impianto basale ottagonale e adornato da un colonnato di pregevole fattura; il lavatoio pubblico d’impianto ottocentesco, costituito da 20 vasche, nelle quali confluiva l’acqua della vicina sorgente scorsone; ed infine la fontana della rinascita, in bronzo, opera dello scultore palermitano Benedetto De Lisi, realizzata nel 1728.

Di rilievo è, infine, la casina reale di caccia costruita nel XVIII a Sagana, in aperto territorio; il complesso architettonico al suo interno è composto anche di una chiesa.

A Giardinello le manifestazioni folkloristiche di rilievo cominciano a Pasqua, più esattamente nel giorno del Giovedì Santo, con la celebrazione della Passione attraverso l’allestimento di “Quadri Plastici” realizzati dai giovani dell’azione cattolica.

Relativa alla festività religiosa del “Corpus domini” è invece la tradizionale “Infiorata”, svolta ogni anno per le vie cittadine e consistente nella composizione dì quadri raffiguranti temi religiosi con petali di fiori e foglie.

Sempre di carattere religioso è la festa del SS. Crocifisso, tre giorni della prima settimana di agosto, un programma di attività sia religiose che ricreative variabile da anno in anno.

D’interesse gastronomico sono le tradizionali Sagre congiunte della “cuccia” e della “vastedda”, realizzate entrambi dalla Proloco. Nello stesso mese di dicembre infine, nella notte di natale, dopo la messa di mezzanotte parte tradizionalmente la sagra del “buccellato “, dolce tipico del “palermitano”, fatto di pasta frolla e imbottitura di fichi e frutta secca, il tutto decorato con intrecci geometrici molto raffinati.

Abbastanza sentito è anche il carnevale, festeggiato a Giardinello con piccole sfilate in maschere su carri allegorici.


Sito web ufficiale del Comune: http://www.comune.giardinello.pa.it