Le origini di Sclafani Bagni sono molto antiche e altrettanto incerte. Alcuni storici hanno identificato l’odierno centro abitato con il sito dell’antica Ambica, citata da Diodoro Siculo nel contesto di episodi bellici avvenuti nel IV secolo a. C.
La città sarebbe poi stata denominata Aesculapii fanum in relazione alla presenza di sorgenti termali, sacre al dio Esculapio.
In realtà, anche se è molto probabile un’esistenza del centro in epoca molto antica per la sua naturale vocazione difensiva, mancano, fino a oggi, idonei riscontri archeologici che possano confermare tali ipotesi.
Bisogna così risalire fino al 938 per avere certezza documentaria (Cronaca di Cambridge) dell’esistenza del centro che allora, epoca della dominazione musulmana della Sicilia, era denominato ‘Isqulafmah’.
Successivamente Sclafani conosce le varie dominazioni avvicendatesi in Sicilia: Normanni, Svevi, Angioini. Il centro perviene a nuova importanza durante il regno aragonese, quando il conte Matteo Sclafani, uno dei principali protagonisti della vita del Regno di Sicilia, dota la cittadina di cinta muraria, in parte ancora esistente, e rafforza le strutture difensive consolidando il castello, che oggi appare ancora come un vero nido d’aquila in posizione imprendibile.
Al periodo medievale risale la Chiesa Madre che, oltre a interessanti opere d’arte figurativa e decorativa, conserva uno stupendo sarcofago greco-romano riutilizzato in epoca medievale come tomba dei signori di Sclafani. Nel Settecento proprio il sarcofago indusse Jean Houel ad includere Sclafani nel suo Grand Tour. Nel periodo del feudalesimo la vastissima Contea di Sclafani è passata ad alcune delle principali famiglie del Viceregno, come i Prades, i Rosso, i Luna e i Moncada.
Cosi, anche con il concorso dei suoi cittadini più sensibili, Sclafani si arricchisce di alcune importanti istituzioni come il Monte di Pietà e l’Ospedale, l’Accademia letteraria della Pace, il monastero femminile di clausura di Santa Chiara e numerose chiese.
In epoca moderna, il territorio della contea di Sclafani è stato smembrato con il sorgere, in feudi a esso pertinenti, di alcune “città nuove”: Valledolmo, Alia e Aliminusa.
A caratterizzare il territorio sclafanese sono le acque termali, note sin dall’antichità. Ricche di proprietà terapeutiche, utilizzate in moderne e idonee strutture di accoglienza, potranno costituire una svolta per il rilancio turistico ed economico di Sclafani Bagni.
La Chiesa Madre
Dedicata all’Assunta, come gran parte delle Chiese Madri delle Madonie, è il monumento più importante del paese. Posta in prossimità della cinta urbica e dei resti del castello, in origine cappella palatina dei conti di Sclafani, è stata modificata e ingrandita nel corso dei secoli. Oggetto delle attenzioni del conte Matteo Sclafani, del periodo iniziale conserva un portale ogivale del XIV secolo e una robusta torre campanaria che serra il prospetto principale.
Il suo arredo si caratterizza per la presenza di uno splendido sarcofago greco-romano di età traia-nea con scene baccanali, figure muliebri e virili. Esso, già sepolcro funebre dei signori di Sclafani, proviene dal castello.
Del ricco patrimonio storico-artistico è da citare un prezioso organo a canne del 1615, originariamente fabbricato dal maestro organaro palermitano Antonino La Valle e modificato nei secoli successivi, tra le sculture marmoree si segnalano un notevole San Pietro di ignoto cinquecentesco, vicino alla bottega dei Gagini, e una Madonna con Bambino all’altare maggiore. Tra le tele, la più importante è una interessante Madonna degli Agonizzanti della metà del Seicento di autore ignoto che, pur memore della pittura manieristica siciliana, si apre a influenze novelle-sche. Più attardata è invece una Ultima Cena del polizzano Matteo Sammarco (1632). Da segnalare, infine, un San Rocco, statua lignea dell’inizio del Seicento di scultore locale, numerosi paliotti antealtare sette-ottocenteschi, rari pezzi di argentieri palermitani del ‘600 e del ‘700 e la statua settecentesca di cartapesta dell’Ecce Homo, protettore del paese.
La Chiesa di San Giacomo
Certamente esistente nel ‘500, presenta impianto basilicale a tre navate con prospetto che si affaccia su un’ariosa piazzetta. La chiesa è impreziosita da un portale lapideo, ancora incorniciato da una ricca decorazione marmorea, ove si evidenziano le armi gentilizie di alcuni benefattori locali che lo finanziarono nella seconda metà del Seicento.
L’interno è scompartito da colonne marmoree, dai vistosi capitelli, alzate tra ‘500 e ‘600 con materiale lapideo locale da valenti maestranze siciliane.
Sia le cappelle principali che le numerose laterali sono caratterizzate da un vistoso apparato decorativo in stucco del XVIII secolo, riportato da alcuni alla scuola serpottiana, che merita di essere restituito all’antico splendore.
Tra gli stucchi del presbiterio rimangono affreschi, riferibili probabilmente a storie di San Giacomo, di delicata mano e di raffinata sensibilità cromatica (Seicento).
La Chiesa di San Filippo
Di antico impianto medievale, già esistente nel ‘500, anticamente retta dall’omonima confraternita, prospetta su una suggestiva piazzetta che domina la vallata sottostante.
Il bel portale lapideo risale alla metà del ‘600, così come la facciata principale. All’interno il pezzo più notevole dell’arredo sacro e costituito da una deliziosa varetta della prima metà del Seicento, dovuta a maestranze madonite, che ben rappresenta l’eccellenza dell’arte dell’intaglio ligneo raggiunta nel comprensorio tra il ‘500 e il 700.
Essa custodisce un interessante gruppo ligneo con il Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni Evangelista (probabilmente antecedente) che anticamente veniva portata in processione per le strade del paese. È un esempio di calibrata armonia tra architettura, scultura e decorazione.
Tra le altre statue da segnalare una Santa Lucia (fine ‘500 e inizio ‘600) e una ottocentesca Immacolata, dello scultore Pietro Mignosi.
Infine in un angolo della chiesa permangono frammenti di un pavimento maiolicato settecentesco bicromo, a motivi floreali, di probabile fattura collesanese.
La centrale eolica
La centrale eolica di Sclafani è la prima realizzata in Sicilia dalla Erga, società del gruppo Enel. La centrale, in funzione 24 ore su 24, consta attualmente di undici aerogeneratori a tre pale (potenza complessiva pari a 7,26 megawatt). Un aerogeneratore può produrre energia elettrica con la velocità del vento compresa tra 4,5 e 25 metri al secondo. Gli aerogeneratori si mettono in funzione e si orientano automaticamente a seconda della direzione e della velocità del vento. La centrale di Sclafani Bagni sarà in grado di produrre annualmente 43 milioni di kilowattora di energia, pari al consumo domestico di 25.000 famiglie evitando 31.000 tonnellate di anidride carbonica all’anno.
L’ambiente naturale
Uno dei quindici comuni del parco naturale delle Madonie, Sclafani Bagni si trova nella zona D, cioè nella cosiddetta area di controllo dove si possono praticare diverse attività purché siano compatibili con le finalità del Parco.
Al visitatore che giunge a Sclafani Bagni si presenta un paesaggio parecchio variegato che offre colline e montagne, che diradano ora dolcemente ora con veri e propri dirupi, valli e pendii… e grotte sconosciute. Fanno da cornice al paese da un lato il Bosco di Bomes e il suo lago, la Riserva del Bosco della Favara e gli uliveti di Granza, e dall’altro un’ampia e spettacolare veduta delle cime delle Madonie. Percorrendo con lo sguardo il corso sinuoso e vario del Torrente Salito, fino a Piano Lungo, s’intravede anche il mare. Intatta e incontaminata, regina incontrastata del paesaggio, spadroneggia la Natura con i suoi straordinari colori: dal verde dell’estate al giallo al rosso dell’autunno fino all’aspetto grigiastro in inverno.
Sparsi per monti e colline vegetano biancospini, ginestre, querce, castagni, agrifogli e aceri: sono solo alcuni esempi, perché la zona offre moltissime altre presenze e un intreccio naturale davvero particolare.
Sito web ufficiale del Comune: http://www.comune.sclafanibagni.pa.it