In vetta a un’erta rupe solitaria,oltre 750 metri a breve distanza dalla costa, sul versante settentrionale delle montagne, Pollina è uno dei comuni più pittoreschi del Parco delle Madonie.
Grazie alla sua posizione panoramica e al particolare tracciato urbano, con le piccole case che s’affastellano e s’addossano le une sulle altre, quasi a cercare riparo e protezione dall’immenso spazio che tra cielo, mare e terra si estende tutt’intorno.
Pollina, a 94 chilometri da Palermo, conta poco più di tremila abitanti, ma il numero aumenta considerevolmente durante la bella stagione: numerosi sono infatti i villeggianti che vi si stabiliscono per via dell’aria salubre e della posizione favorevole che consente di fruire contemporaneamente di mare e montagna.
Fa parte di Pollina anche la frazione rivierasca di Finale, sviluppatasi intorno a una delle torri di avvistamento che servivano per avvisare la popolazione locale di eventuali pericoli provenienti dal mare.
Secondo alcuni storici, Pollina sarebbe la moderna erede della città greca di Apollonia, consacrata al dio della luce, della poesia e della divinazione, ma non vi sono documenti o reperti archeologici che possano avvalorare questa tesi.
Nella tradizione popolare la fondazione di Pollina è un gesto d’amore: Donna Pollina, principessa normanna, si innamora del visir arabo Ayub; il loro amore è violentemente contrastato dalle famiglie e perciò sono costretti a scappare inaugurando la tradizione della fuitina. Fuggono di terra in terra cercando un posto che sia sicuro e nello stesso tempo bello e romantico, adeguato al loro amore. Dopo tanto vagare s’innamorano di questo pizzo sulla cui cima costruiscono un imponente e imprendibile castello.
In effetti, le prime notizie certe sono molto più tarde del periodo greco e risalgono al 1082, anno in cui il casale di Polla viene citato fra le proprietà della diocesi di Troina. Passata in seguito alla diocesi di Cefalù, venne da quest’ultima ceduta alla famiglia Ventimiglia, signora in pratica di tutto il comprensorio madonita, nel 1321.
Grazie all’interessamento della famiglia dei Ventimiglia e di un’altra ricca famiglia locale, i Minneci, Pollina poté svilupparsi economicamente e socialmente: il periodo di maggior splendore fu il Cinquecento. Già nel 1600 il sito dove oggi sorge Finale viene individuato come luogo di delizie, un posto dove passare l’inverno al riparo dai rigori delle Madonie, e dove la torrida estate siciliana viene rinfrescata dalle lievi brezze marine.
Dice il D’Amico (1740): “…Vi sorge una recentissima abitazione del Marchese di Geraci che é il signore del luogo, con una torre d’ispezione in elevato scoglio appellata anche dal Marchese…”. Già allora godeva di un piano regolatore, non si sa se spontaneo o suggerito da Ventimiglia:”…Ad essa intorno cominciò a costruirsi il paese… con delle rette vie tracciate…”.
In latino viene definita Finalis Statio: stazione finale ai confini della contea delle Madonie.
Ancora oggi, come nel ‘600 avevano giustamente visto i Ventimiglia, Finale è un luogo di delizie, il posto ideale dove villeggiare e godere del mare.
Il principale edificio religioso di Pollina è la sua Chiesa Madre, costruita secondo alcuni sulle strutture dirute di un tempio di Apollo e profondamente modificata nel XVI secolo. Intitolata ai santi Giovanni e Paolo, la chiesa custodisce la gran parte del patrimonio artistico polli-nese. I due pezzi di maggior rilievo sono due capolavori di Antonello Gagini, apprezzati da Gioacchino Di Marzo, studioso di arte siciliana che, in un libro dedicato allo scultore e alla sua famiglia di artisti, li definì “divine sculture”: una Natività (1526) e un gruppo scultoreo raffigurante la Madonna con San Giuseppe e il Bambino Gesù. Allo stesso autore è da attribuirsi anche la Madonna delle Grazie (1515) realizzata su commessa di una notabile famiglia pollinese, i Minneci, i quali un paio d’anni dopo ordinarono anche la realizzazione del pregevole tabernacolo di marmo che custodisce il bassorilievo.
A Francesco Laurana è invece da attribuirsi con una certa sicurezza la statua della Madonna con Bambino detta la Madonna Calva. Secondo una tradizione popolare, questa statua raffigurava originariamente Cerere, una divinità pagana, e fu in seguito rimodellata per rappresentare invece la Vergine Maria.
Altre chiese interessanti sono San Giuliano, patrono di Pollina, nella parte bassa del paese, esempio di architettura romanica (rimaneggiata, purtroppo, nell’Ottocento), Sant’Antonio e San Pietro. Quest’ultima venne realizzata nel XII secolo ma di questo primo impianto conserva solo alcune tracce nella parte absidale, a causa di significativi interventi architettonici dell’Ottocento.
In cima al pizzo sorge il castello di cui oggi rimangono pochi ruderi; invece s’innalza ancora imponente la torre quadrata. È stata, questa torre, la prima specola del Rinascimento, infatti tra il 1548 ed il 1550 il grande scienziato messinese Francesco Maurolico la utilizzò come osservatorio astronomico. Grazie alle sue osservazioni furono corrette le Tavole Alfonsine, il calendario in uso fin dal Duecento.
A un architetto veneziano, Antonio Foscari, si deve il progetto realizzato nel 1978 del moderno anfiteatro di Pietrarosa, costruito ai piedi della torre medievale del castello dei Ventimiglia. Il teatro è stato chiamato in questo modo per via del colore caratteristico, non solo della pietra utilizzata, ma dell’intera montagna su cui sorge il paese, una roccia di tipo dolomitico che al tramonto assume il tipico colore rosato. La struttura, in cui possono trovare posto un migliaio di spettatori, è perfettamente integrata nel contesto urbano ed è stata realizzata come avrebbero fatto secoli fa i nostri avi greci, seguendo l’andamento del terreno e con una vista spettacolare sulle Madonie.
Su uno sperone roccioso slanciato sul mare, quasi come la prua di una nave circondata da una terrazza da dove si gode un mare incredibilmente trasparente e la vista spazia da Cefalù a Capo D’Orlando, s’innalza la torre del Marchese, costruita all’origine sia per la difesa dal mare e dai pirati sia per proteggere le cosiddette pietre del portizzolo (Scoglio Grande). Dietro il Baglio (oggi Cortile Carettieri) che era l’emporio, il caricatolo dove affluivano i predoni delle Madonie.
La villa dei Ventimiglia (il Palazzo) rappresenta la scelta dei signori delle Madonie di trasferirsi dalla montagna al mare; manifesta che sono finiti (già nel 700) i tempi dell’arroccamento e della chiusura difensiva e che è necessario aprirsi al mare, ai commerci, alla comunicazione.
La particolarità del territorio intorno a Pollina è data soprattutto dalla presenza di frassineti: da questi alberi, seguendo un’antica tecnica di estrazione che si tramanda di padre in figlio, da luglio a settembre si estrae la manna. Efficace ingrediente della medicina popolare, la manna possiede qualità ormai largamente riconosciute anche dalla medicina ufficiale. Si può infatti utilizzare come lassativo o purgante, come sedativo della tosse, ma anche come dolcificante e in alcune preparazioni alimentari.
I boschi di frassino non sono l’unico motivo di interesse delle zone circostanti. Nel territorio del paese, infatti (e in quello dei limitrofi Castelbuono e San Mauro Castelverde), scorre il fiume Pollina che, nel suo tragitto verso il mare, ha scavato nella roccia delle gole suggestive, le cosiddette Gole di Tiberio, raggiungibili oggi grazie a un facile sentiero che, scavato in parte a gradini nella roccia, arriva fino al letto del fiume.
Da visitare, inoltre, la zona di Serra Daino (550 m s.l.m.). Si tratta di un vero e proprio giardino botanico di essenze mediterranee: sughere, olivastre, lentischi, corbezzoli, ginestre, lecci, mirti convivono in una macchia che si sta evolvendo in foresta. Il sito è incredibilmente ricco di orchidee spontanee.
Il mare terso e azzurro è un susseguirsi di piccole cale circondate da imponenti falesie rocciose.
Sito web ufficiale del Comune: https://www.comune.pollina.pa.it